IL NUMERO 13


SALVATORE FARINA

Il Numero 13

RACCONTO

Prefazione:

Come si scrive un romanzo?

MILANO, 1895
CASA EDITRICE GALLI
DI
C. CHIESA, F.lli OMODEI-ZORINI & F. GUINDANI

Galleria Vittorio Emanuele, 17 e 80
Portici Settentrionali, 23


Proprietà letteraria

Milano. 1845 — Tip. Pagnoni
Via Solferino, 7.


[7]

Le pagine che seguono mi hanno servitoa Vienna, a Praga, a Lipsia, a Berlino,a Francoforte, ad Eidelberga, a Zurigo, a Bernae in altre città straniere, dove le ho lette in linguaitaliana, a pubblici intelligenti e amanti diconferenze.

Stampate ora qui, forse che vogliono essere unaspecie di dichiarazione di fede letteraria, a significare[8]al prossimo mio che io non ho mutato nèmai muterò, lasciando che gli altri si trasforminocome e quanto vogliono?

Perchè no?

Ho la coscienza che l’arte del romanziere debb’esserepress’a poco così. Se la mia coscienzasbaglia, come altri m’insegna, io non contraddico;ma domando a costui, autore o critico,di assicurarmi che, dopo aver mutato dieci voltela sua maniera di comporre o di far la critica,dopo essere stato realista, impressionista, naturalista,colorista, ambientista, egli sarà inavvenire simbolista, psicologista... o qualcos’altro,sempre e unicamente psicologista, simbolista...o qualcos’altro.

Finchè non mi sarà data questa preziosa certezza,io con l’ingenuità che mi distingue, domanderò:fino a quando?

E fino allora farò il comodo mio; sarò non già[9]russo nè francese, ma italiano, ingegnandomi discrivere nella mia lingua tanto facile, faciletanto che forse nessuno di noi romanzieri e criticila sa bene ancora.

Forse... perchè vi è sempre qualcuno, il quales’immagina di saperla troppo.

S. Farina.

[11]

COME SI SCRIVE UN ROMANZO?

A una certa età tutti abbiamo fatto un buonromanzo; non si tratta altro che di scriverlo.

Voi domandate: «quale è la certa età?» Intendiamocibene. Per fare un romanzo tutte leetà sono buone; possono fare il primo anche ibambini; possono i vecchi fare l’ultimo... parecchievolte; ma per scriverlo bisogna averepassato d’un bel poco l’età maggiore.

[12]

I romanzi scritti a vent’anni sono per lo piùmosaici di parole, di pensieri a prestito, d’immaginicopiate; il romanziere ventenne, perchènon appaia subito il suo magnifico difetto diesser troppo giovane, tace del romanzo cheforse ha fatto o sta facendo, per scriver quelloche farà gemere prima i torchi, poi i lettori,poi sè stesso. Egli vuole indovinare la vita ancoracoperta d’un velo color di rosa, sentenziasulle umane passioni, ma ne ha visto da vicinouna sola, e di questa per sua disgrazia tace,oppure la gonfia, perchè non sia riconosciuta,o se ne beffa per darsi l’aria di uomo fatto.

...

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