LA
PLEBE

ROMANZO SOCIALE

DI

VITTORIO BERSEZIO


PARTE TERZA


PROPRIETÀ LETTERARIA

TORINO,
PRESSO CARLO FAVALE E COMP., EDITORI
1868.

[3]

PARTE TERZA.

La Lotta.

CAPITOLO I.

Il marchese di Baldissero, se vi ricorda, avevarecato seco il manoscritto di Maurilio che gli agentidi polizia avevano sequestrato nella perquisizionefatta in casa il pittore Vanardi. Le poche cose chene aveva lette fugacemente, segnate colla matitarossa dal commissario Tofi ed additategli dal Governatore,lo avevano invogliato, uomo di alto sennoe di imparziale giudizio qual egli era, di fare piùampia ed esatta conoscenza, come si suol dire,colle idee ardite insieme, e per lui, ed in queltempo massimamente, affatto nuove, manifestate dalgiovane pensatore.

Sedutosi adunque nel suo severo studiolo, dovesiamo già penetrati, il marchese lesse con attenzionegli squarci seguenti:

«Sieyes disse in sul fine del secolo scorso la suafamosa frase: «Che cosa è il terzo stato? Nulla.Che cosa dev'egli essere? Tutto.» Egli con ciòesprimeva la sintesi, la conclusione del movimentodi progresso del secolo XVIII nell'ordine politico edeconomico, il programma della rivoluzione che nelegava le basi dell'attuazione e ne lasciava compierel'edifizio al secolo corrente. E questo secolonon si finirà senza che si proclami un'altra formola,od anche non proclamata in parole senza che si cominciad effettuare nei fatti, la seguente: «Checos'è la plebe? Uno stromento cieco, una forza senzaguida, di cui si ha paura e cui si comprime, capaceora più del male che del bene. Che cosa haella da diventare? Una forza consciente ed illuminata,che abbia essa stessa la ragione, e colla suapotenza trascini il mondo nella via del bene.» Ancoressa, la plebe, ha da diventar tutto, perchè nelsuo gran seno ha da avvolgere e contenere e confonderequelle separazioni che ora diconsi classi, fattaserbatoio unico e comune di tutte le intelligenze,di tutte le individualità operatrici, in una specie diemanatismo politico, nell'unità di popolo.

«Leggevo l'altro giorno di certe macchine a vaporacqueo che mandano innanzi sopra rotaie diferro una filza di carri di peso madornalissimo convelocità meravigliosa e fanno muovere i congegni ele ruote d'un intiero opifizio con un movimentotrasmesso. Cotal forza di vapore non diretta, malgovernata può essere uno sterminio; in quell'organismomeccanico è una benedizione. Ecco l'immaginedella plebe nel movimento sociale: ecco la suaparte che oramai viene ad assegnarle il progressoallo stadio in cui si trova. Abbandonata a sè, malamentee a torto compressa, disordina o scoppiacon danni infiniti. L'organismo meccanico che devefarne una forza utile è l'assetto politico e socialeche conviene rimutare di molto, non certo per bruschipassaggi, ma per lente gradazioni di miglioramenti.

«Ma quest'organismo politico e sociale deve egli[4]esser quello che attuò l'assolutismo accentratore, percui la volontà d'un solo dia norma e regola a tuttoil movimento della vita pubblica d'un popolo; deveegli esser quello che sognano i comunisti per cuila società assorbendo compiutamente ogni personalità,distrugge la libertà individuale per fare ditutti la ruota d'una macchina agente di forza sottouna specie di legge fatale? No

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