EDMONDO DE AMICIS
Ritratti Letterari
Seconda edizione.
MILANO
FRATELLI TREVES, EDITORI
1881.
Tip. Treves.
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Il Daudet è lo scrittore francese più popolarein Italia dopo lo Zola. Molti, anzi, li mettono allapari, e le nature miti antepongono all'autore dell'Assommoirl'autore del Nabab, naturalista menospietato. La differenza che passa fra loro è piùnell'indole che nell'arte. Nell'arte impieganotutti e due quella stessa «formola scientifica»che va predicando lo Zola; procedono quasiegualmente nell'analisi degli avvenimenti e deipersonaggi; tengono lo stesso andamento, equasi la stessa maniera di ripartizione nella descrizione,che è grandissima parte, e si potrebbe[2]dire il fondo, dei romanzi di tutti e due; ed hannosomigliantissima la condotta del dialogo, benchèin quello del Daudet ci sia di più «l'accento eil gusto» della commedia. Alle volte, anzi, leggendoil Daudet, si ha per parecchie pagine un'illusione:si scorda lui e par di leggere l'altro,tanto il colore delle immagini, l'efficacia dei particolaripiù minuti, e il giro dei periodi, monchidei verbi, e ingegnosamente cadenzati, son simili aquelli dello Zola. Ma in capo a poche pagine, vienfuori una pennellata, una nota musicale, un sorriso,che fa dire: no, è il Daudet. Lo stile delloZola, come dice egli stesso, è più geometrico;quello del Daudet più snello e più di vena, edanche più impennacchiato, che è pure il difettoche lo Zola trova nel proprio. Ci sono pagine delNabab e dei Rois en exil che danno l'immaginedi mazzi di fiori, o di fasci di zampilli percossidal sole, o di quelle stoffe orientali rabescate d'orocosì fittamente, che quasi non vi appare più ilcolore del tessuto; grandi periodi ondulati e sonori,[3]qualche volta precipitosi, che travolgono illettore, e sembrano sgorgati dalla bocca d'un oratorenel momento più ardente dell'improvvisazione;quantunque il Daudet non fatichi e non sitormenti meno dello Zola per dar forma al propriopensiero. La descrizione dello Zola va piùaddentro alle cose; quella del Daudet è più vivacee meno diffusa, e senza dubbio meno graveal comune dei lettori. Lo Zola si compiace diprovocare e di ferire in chi legge quella delicatezzadi senso che a lui sembra prodotta da unconcetto della convenienza artistica, falso e dannosoall'arte; il Daudet è meno brutale, usa deiriguardi, non credo per proposito, ma per effettodella natura propria ripugnante dagli eccessi. Aciò forse allude lo Zola quando dice, non senzamalizia, a mio credere, che il Daudet ha più dilui quello che ci vuole per piacere alla maggioranzadei lettori. Lo Zola è più padrone di sè;il Daudet, di natura più meridionale, riesce menoa domarsi; fa capolino dietro ai suoi personaggi,[4]interviene a giudicare, si lascia sfuggire delle approvazionigioiose e degli sfoghi d'indignazione;non è sempre così impassibile e velato come quell'altro.In questo si ammira di più lo sforzo d